In anteprima il 25 luglio a Casola Valsenio per l'evento Casola è una favola.
di e con:
Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi
musiche di:
Vittoria Burattini (percussioni) e Mauro Sommavilla (elettronica, chitarra)
cura del suono:
Vincenzo Scorza
Un report in forma di concerto su Giusi Nicolini, Sindaco di Lampedusa, e sull’esercizio del potere nell’isola degli sbarchi e delle tartarughe, un luogo diventato emblema del confine, ribalta per la rappresentazione delle politiche europee. Della mano che cura e di quella che colpisce.
Qui a Lampedusa ci vuole un Sindaco camaleontico, non un Sindaco ideologico / Tutto questo intrico di Lampedusa / tutti questi fili / è come cercare di capire e analizzare un baco da seta / se si districano tutte le cose alla fine il baco muore.
Dal maggio 2012 è stata eletta sindaco di questo piccolo ecosistema, situato in una delle posizioni più particolari del pianeta, una storica esponente di Legambiente, candidata a capo di una lista civica ora fortemente impegnata nel dare visibilità nazionale ed europea alle vicissitudini lampedusiane. È Giusi Nicolini, il primo sindaco donna dell’isola: la sua figura stimola pensieri sull’esercizio del potere e lascia spazio per immaginare il consolidarsi di una posizione critica e propositiva.
Lampedusa è uno scoglio tra due continenti che funziona per gli uomini come per gli uccelli, le balene, le tartarughe. Ha, nella storia umana, lo stesso ruolo che ha sempre avuto nella storia naturale. Le mie isole sono sempre state questo: rifugio, riparo, ristoro lungo il viaggio.
Nell’isola coesistono, non senza emblematiche difficoltà, le locali opposte fazioni che si sfiorano sul livello umano, le contrapposizioni geopolitiche storicamente connesse ai colonialismi, gli accadimenti e gli immaginari contemporanei e il desiderio di perseguire una vita fatta di pesca, buon turismo e accoglienza pacifica degli isolani.
Tutto lascia pensare che Lampedusa sia un braciere acceso. / Che parlare di Giusi Nicolini a Lampedusa sia scabroso oramai. /
Isola e sogna porta in scena le parole accese degli abitanti di Lampedusa, di Giusi Nicolini, di chi ha descritto lei e di ha descritto la sua isola; e ne fa una questione di ritmo, di timbrica e di sensi contrapposti.